Protagonista dell’appuntamento con la Masterclass che il MedFilm Festival organizza in collaborazione con il Dipartimento degli Studi Orientali – ISO dell’Università La Sapienza di Roma, è Lubna Azabal.
Dialogano con l’attore e regista:
Laura Guazzone, Professoressa di Storia Contemporanea del mondo arabo
Ada Barbaro, Professoressa di Letteratura contemporanea del mondo arabo
Francesco Zappa, Professore di Islamistica
Rossana Tufaro, Dipartimento degli Studi Orientali – ISO
Roberto Silvestri, Giornalista, critico cinematografico (FilmTv) e conduttore radiofonico (Hollywood Party Radiotre Rai).
Modera l’incontro Veronica Flora, film programmer MedFilm Festival.
MEDFILM FESTIVAL 2022: IL CINEMA DEL MEDITERRANEO A ROMA
Dal 3 al 13 novembre torna il MedFilm Festival, il più longevo festival di cinema della Capitale, il primo e unico evento cinematografico italiano dedicato alle cinematografie del Mediterraneo, che per dodici giorni guarderà, attraverso il Cinema, la letteratura, l’industry, ai temi cruciali dell’oggi.
“Mi trovo spesso a disagio con il sostantivo cultura…… Se penso alla ragione di ciò mi rendo conto che gran parte del disagio dovuto al sostantivo ha a che fare con il preconcetto che la cultura sia un qualche oggetto, una cosa o una sostanza, fisica o metafisica. Questa sostanziazione sembra riportare la cultura entro lo spazio discorsivo della razza, e cioè proprio entro quell’ idea per contrastare la quale era stata in origine concepita. Se implica una sostanza mentale, il sostantivo cultura privilegia di fatto quell’idea di condivisione, accordo e compiutezza che contrasta fortemente con quel che sappiamo sui dislivelli di conoscenza e sul prestigio differenziale degli stili di vita e distoglie l’attenzione dalle concezioni e dall’azione di coloro che sono emarginati e dominati. Se è invece vista come una sostanza fisica, la cultura comincia allora a puzzare di qualche varietà di biologismo, inclusa la razza, che abbiamo sicuramente superato come categorie scientifiche”.
Arjun Appadurai, Antropologo, Professore di Media, Culture and Communication alla New York University
Cos’è il laboratorio
(a cura di Laura Guazzone, Professoressa di Storia Contemporanea del mondo arabo; Ada Barbaro, Professoressa di Letteratura contemporanea del mondo arabo; Francesco Zappa, Professore di Islamistica)
L’obiettivo del laboratorio è stimolare e migliorare le capacità di riflessione e dibattito dei tirocinanti sulle opere viste durante l’esperienza come membri della Giuria Universitaria del MedFilm Festival in relazione ai temi affrontati nel tirocinio. Il laboratorio si è svolto in un incontro online che si è svolto dalle 10 alle 13 dell’11 febbraio 2022 sulla piattaforma Zoom. Il laboratorio è stato diviso in tre sezioni tematiche denominate “focus”.
FOCUS TEMATICI:
1. Cultura e identità nel Mediterraneo > Letture di Ugo Fabietti, Alessia Melcangi, Francesco Remotti, Marco Antonio Pirrone.
2. Cinema, letteratura e questioni di genere nel Mediterraneo > Letture di Veronica Flora, Aldo Nicosia, Marco Antonio Pirrone, Olga Solombrino.
3. Diritti umani e islam nel Mediterraneo > Letture di Abdullahi Ahmed An-Na’im, Marco Antonio Pirrone, Francesco Zappa.
Come si svolge il laboratorio
Ciascuno studente sarà “oratore” in uno dei tre focus, a sua scelta, e “commentatore” negli altri due. In ogni focus ciascun “oratore” ha illustrato al gruppo il proprio discorso attraverso il supporto di slides, il proprio personale percorso di collegamento culturale tra i temi del focus approfonditi nelle letture assegnate e le opere di cui è stato spettatore nel MedFilm Festival. Al termine di tutte le presentazioni di ciascun focus, i commentatori hanno espresso brevemente i propri commenti (di accordo o disaccordo) sulle presentazioni degli “oratori” e analizzato insieme in che modo i film o i documentari visti al MedFilm Festival hanno affrontato/interpretato gli argomenti dei focus nella prospettiva delle analisi delle letture proposte.
“(…) Cosa c’è dopo avere sostenuto (l’ho fatto nel libro L’ossessione identitaria del 2010) che l’identità è un mito, è un mito pernicioso, un mito di cui ci si può liberare? Cosa c’è al posto delle identità? Al posto delle identità sono affiorate le somiglianze. Non è che prima non ci fossero: semplicemente erano tenute nascoste dalle identità, dalla politica delle identità. Le identità tagliano via le somiglianze, le negano (i nazisti negavano qualunque somiglianza con gli ebrei, gli hutu con i tutsi e così via). Ma se ci si libera del pensiero identitario, le somiglianze — dotate di resilienza — riaffiorano. Ho dedicato un libro alle Somiglianze per rendermi conto che esse non sono soltanto in superficie: sono in profondità, perché coincidono con i legami che connettono le varie cose del mondo, compresi i “noi”, compresi i noi identitari. Riconoscere le somiglianze significa aprire una via per la convivenza. Il percorso è poi tutto ancora da compiere (…)”
(estratto da Intervista all’antropologo Francesco Remotti, professore emerito all’Università di Torino, a cura di Daniela Monti)
Professoressa Laura Guazzone, Professor Francesco Zappa, Studentesse del tirocinio
Professoressa Ada Barbaro, Studentesse e Studenti del tirocinio
«(…) L’universalità deve essere costruita attraverso l’idea di consenso progressivo. Per raggiungerlo è necessario tener conto delle relazioni di potere. Questo vale per ogni tipo di universalismo, non solo per le fedi (…) Il mio scopo è creare consapevolezza della necessità di ricorrere a forme alternative di potere come le istituzioni internazionali. Non lasciare che gli stati si risolvano le questioni fra di loro ma coinvolgere tutta l’umanità… mi sembra che le due cose siano parecchio diverse. Per parlare di dialogo interreligioso, tolleranza e rispetto e per praticarli, servono istituzioni e sistemi normativi. Finché restano il tentativo di singoli, non hanno possibilità di riuscita, ma se si lavora insieme, non si penserà più in termini di quello che l’altro vuole estorcermi o impormi, ma in termini di comunità umana (…)» (da Diritti umani tra potere duro e potere morbido di Abdullahi Ahmed An-Na’im)
Comme chaque année, le MedFilm Festival constitue un jury universitaire, parallèle à ceux d’auteurs et d’experts du cinéma, qui attribue les principaux prix du MedFilm Festival, qui attribue des prix et mentions pour les catégories en compétition (« Amore & Psyche », long métrage de fiction films et courts métrages documentaires).
Le Jury, composé cette année de plus de 70 étudiants des principales universités de Rome, dont une représentation substantielle des étudiants du Stage du Département d’études orientales ISO de la Faculté des lettres de l’Université La Sapienza, a pu accéder en direct , dans la salle, à tout le programme du MedFilm Festival, en participant aux rendez-vous et masterclass programmés, en se réunissant pour discuter des films du Festival, les analyser et enfin choisir leurs lauréats.
Elément vital pour sensibiliser les étudiants aux enjeux d’ordre culturel, social, économique et politique du bassin méditerranéen dans le cadre des parcours d’études des étudiants – Histoire et Culture, Cinéma, Philosophie, Sciences politiques – pour ces jeunes, le MedFilm Festival était une fois de plus une fenêtre ouverte sur le monde qui relie le travail effectué quotidiennement dans les salles de classe universitaires avec les nombreuses réalités palpitantes de la Méditerranée racontées à travers le regard des cinéastes.
Deux les Masterclasses réalisées dans cette édition 2021 par le MedFilm Festival auxquelles les étudiants du Jury Universitaire ont participé : le 5 novembre avec le MedFilm Festival 2021 Lifetime Achievement Award, le réalisateur marocain Faouzi Bensaïdi, créé en collaboration avec le stage du Département d’Orient Études de l’ISO de Rome et de la Bibliothèque de l’ISO, avec laquelle la collaboration avec le MedFilm Festival est en cours pour le Troisième projet de mission Voix et images du dialogue interculturel en Méditerranée www.vocimed.it, au sein duquel un premier noyau d’archives du MedFilm Festival. La Masterclass avec Leonardo Di Costanzo (9 novembre 2021) en collaboration avec le Département de philosophie de la Faculté des lettres de La Sapienza, dans les espaces de la Bibliothèque du Département.
Protagoniste du rendez-vous avec la Masterclass que le MedFilm Festival organise en collaboration avec le Département d’études orientales – ISO de l’Université La Sapienza de Rome est Faouzi Bensaïdi (Mille mois, 2003, WWW: What a Wonderful World, 2006, Mort à vendre, 2011).
En dialogue avec le réalisateur:
Laura Guazzone, Professeur d’Histoire contemporaine du monde arabe
Ada Barbaro, Professeur de littérature contemporaine du monde arabe
Francesco Zappa, Professeur d’Islamistique
Roberto Silvestri, Journaliste, critique cinématographique (FilmTv) et animateur radio (Hollywood Party Radiotre Rai).
Conduit le débat Veronica Flora, film programmer MedFilm Festival.
Faouzi Bensaidi est né en 1967 à Meknès au Maroc, il a commencé sa carrière comme metteur en scène et comédien. En 1997, il réalise son premier court métrage, La Falaise, qui remporte 23 prix en festival en France et à l’étranger. En 1999, il co-écrit Lontano d’André Téchiné. Un an plus tard, il réalise deux autres courts métrages : Le Mur et Trajets. En 2003, il fait ses débuts en tant que réalisateur d’un long métrage avec Mille Mesi, lauréat de deux prix à Cannes.Son deuxième film, WWW – What a Wonderful World (2006), est sélectionné aux Venice Days. Death for Sale (2011) est présenté en première au Festival du film de Toronto et Volubilis (2017) revient aux Giornate degli Autori.
Le plus ancien festival de cinéma de la capitale et le premier d’Italie dédié au cinéma méditerranéen!
La 27e édition du MedFilm Festival revient enfin au théâtre, du 5 au 14 novembre, pour réaffirmer l’importance et l’émotion de la vision collective. Décrouvrez programme du MedFilm Festival 2021!
LES CINEMAS:
CINEMA SAVOY MACRO NUOVO CINEMA AQUILA CASA DELLE LETTERATURE
« (…) Le réseau des droits fondamentaux donne à chacun la dignité d’une personne, ne laisse personne naufragé dans son propre destin, entretient l’espoir de paix, de liberté, d’égalité. Les droits de l’homme constituent donc une limite à la fois à l’autorité des États et à la liberté inconditionnelle des individus; ils représentent le paradigme et le test décisif de la juridicité même des systèmes juridiques. Il n’y a pas de loi, pas de droit, pas de justice sans la pleine reconnaissance des droits et la possibilité effective de les réaliser. (…) Quand la protection des droits de l’homme brise la logique des frontières pour affirmer un ordre public de justice pour les personnes, il faut avoir le courage de considérer la centralité de l’homme comme un lien entre les diverses traditions constitutionnelles, les différentes sources du droit , et même les différentes jurisprudences, nationales et internationales, qui exigent, voire imposent d’accepter la contamination vertueuse et réciproque du savoir juridique comme levier et ancrage d’une perspective solidement communautaire et solidaire. La perspective des droits fait tomber toutes les barrières idéologiques. Les distinctions entre droit interne et droit externe, entre common law et droit civil, entre public et privé, s’estompent. (…) »
Pietro Grasso, Président du Sénat de la République Italienne
« Quelles sont les propriétés qui font de moi un certain individu et me distinguent de tout ce qui existe dans le monde? S’agit-il de propriétés purement physiques ou sont-elles également des caractéristiques mentales? Quelle est la nature des personnes humaines? Qu’est-ce qui fait qu’une personne donnée existe à des moments différents, survivant à une série de changements drastiques, mais restant toujours la même entité? Et quels changements ne pourrait-il pas survivre? (…) De cette première liste de questions émergent deux thèmes principaux: le problème de la nature des personnes et celui des critères de leur identité dans le temps. (…) »
Michele Di Francesco – Enciclopedia Italiana Treccani – VII Appendice (2007)
LEAVING NO ONE BEHIND Towards Inclusive Citizenship in Arab Countries Research Paper published for the United Nations Development Programme – Regional Bureau for Arab States
Authors: Adel Abdellatif, Paola Pagliani and Ellen Hsu
Introduction Building inclusive societies has been a challenge in Arab countries, and the limitations in inclusion have become more acute since 2011, as the relationship between citizens and the state — and among various social groups — has deteriorated in some countries. Despite different governance structures, all Arab countries manifest serious fault lines in modern notions of citizenship. The starting point of this paper is that the Arab region’s human development fault lines have grown more complex since 2011 — and deepened in several countries. Today many people live insecure lives, more people live under persistent pressures that inhibit them from realizing their potential as human beings, and too many lives are cut short as armed conflicts take their grim toll. If the ongoing conflicts are not resolved and demographic projections of faster population growth in crisis countries are realized, 40 percent of the people in Arab countries will live in crisis and conflict in 2030, when the SDGs should be achieved. Achieving the SDGs in Arab countries thus requires addressing the most debilitating development problems related to citizenship in a region where the relations between the state and society remain deeply fraught and contested amid political, social and economic fragility. Given the importance of understanding, and potentially explaining, manifestations of exclusion and inequality, the link between citizenship and human development needs to be further explored.
Auteurs: Pacello, Maria Cristina, Huber Daniela, Kerrou M., Nouira A
Introduction
Le document fournira d’abord une analyse de fond, basée sur un examen critique des discours de l’UE et d’autres acteurs internationaux et régionaux clés, des positions discursives des acteurs de la société civile (y compris à ce stade uniquement les documents produits par réseaux sociaux qui couvrent la Méditerranée) et le discours académique. L’objectif n’est pas seulement de déconstruire le discours de l’UE sur la démocratie, les droits de l’homme et désormais la résilience; il le juxtapose également au discours d’autres acteurs top-down et bottom-up. Le le discours académique produit en Europe joue un rôle spécifique dans ce tableau d’ensemble car il s’inscrit généralement dans le discours plus large de l’UE, même si une littérature critique émerge qui résiste à ce discours. C’est à cette dernière littérature que ce work package cherche à contribuer. La deuxième et les troisièmes parties de cet article s’écartent donc de l’eurocentrisme de la littérature de deux manières. Premièrement, la deuxième partie donne un aperçu introductif du rôle central joué par la société civile dans les soulèvements arabes et au-delà. Malheureusement, on sait très peu de choses dans la littérature sur la façon dont les acteurs individuels et de la société civile basés dans les quatre études de cas de pays perçoivent leur propre rôle dans leur pays et les idées politiques qu’ils défendent pour leur pays. La troisième partie de cet article présente donc une méthodologie visant à combler cette lacune en effectuant une analyse du discours des documents pertinents produits par un certain nombre d’acteurs de la société civile dans ces pays et en menant des entretiens récursifs avec ces parties prenantes.
Les relations État-société au Moyen-Orient et en Afrique du Nord (MENA) ont été profondément affectées par la dynamique autour des identités collectives à la suite des soulèvements arabes et d’autres développements de grande envergure aux niveaux national et régional, comme la tentative de coup d’État ratée en Turquie ou les ramifications du conflit syrien. Il est donc de la plus haute importance de discuter des changements (ou de leur absence) dans l’articulation des identités collectives, des pressions qui les façonnent et de leur impact sur les acteurs sociétaux et finalement sur leurs relations avec les institutions et politiques étatiques. À cet égard, deux tendances peuvent être identifiées selon lesquelles la pluralisation et l’hybridation dans certains pays, par exemple le Maroc et la Tunisie, s’opposent à l’enracinement et à la polarisation, comme l’illustrent les cas israélien et turc. Il en résulte une conflictualité accrue dans les relations État-société et au sein des sociétés en général dans la région MENA avec le risque de retombées au niveau régional.